Diabete, una guida pratica per valutare il proprio stato.

26 Gennaio 2021
Laura Auriemma
A cura di Laura Auriemma
 

Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da un eccesso di zuccheri (glucosio) nel sangue, nota come iperglicemia. Si divide in due forme principali: il diabete di tipo 1 ed il diabete di tipo 2.

In particolare, il diabete tipo 2 ha un’elevatissima prevalenza nei paesi industrializzati, in cui ha assunto un andamento di tipo epidemico. Esso rappresenta la tipologia più conosciuta e frequente della malattia, che colpisce tipicamente i soggetti in età matura.

La diagnosi viene effettuata quando:

  • l’emoglobina glicata (HbA1c) è uguale o superiore a 6.5%.
  • la glicemia misurata in laboratorio è uguale o superiore a 126 mg/dl.
  • la glicemia è uguale o superiore a 200 mg/dl alla seconda ora dopo un carico orale di glucosio.

Il Diabete tipo 2 spesso si associa ad obesità e ad altre alterazioni metaboliche, come dislipidemia o ipertensione arteriosa. I soggetti affetti devono imparare a tenere sotto controllo i loro valori glicemici per evitare complicanze e peggioramento della malattia.

La dieta rappresenta il fulcro della terapia per vari motivi:

  1. il livello glicemico dipende anche, ma non solo, dai carboidrati (zuccheri) che vengono ingeriti con la dieta;
  2. l’introito di grassi va controllato per correggere la dislipidemia spesso frequente nel diabete tipo 2;
  3. l’eccesso di peso corporeo, che contribuisce allo sviluppo del diabete tipo 2, va corretto con un introito di calorie inferiore alle calorie consumate.

La terapia dietetica va idealmente definita con un dietista e deve tenere conto di età, tipo di diabete e sua terapia, obiettivi di peso corporeo, consuetudini e preferenze alimentari, disponibilità economiche, svolgimento di attività fisica o sport. In altre parole, la dieta va personalizzata e periodicamente rivista alla luce dei risultati ottenuti.

È molto importante per seguire una dieta ottimale considerare un altro fattore, ossia l’Indice Glicemico (IG) degli alimenti. Esso rappresenta un valore che va da 0 a 100 che indica di quanto un alimento determina un innalzamento della glicemia rispetto ad un altro alimento di riferimento (glucosio con IG= 100). L’indice glicemico va considerato come un indicatore utile nella scelta dei cibi ricchi in carboidrati da inserire nella propria dieta (es. preferire riso integrale con IG 50, rispetto al riso brillato con IG 89). Dalla tabella sottostante è possibile vedere come i principali alimenti possono essere suddivisi in alto, medio e basso Indice Glicemico.

 

INDICE GLICEMICO (IG) DI ALIMENTI FREQUENTEMENTE CONSUMATI CALCOLATO RISPETTO AL GLUCOSIO

IG ALTO (≥ 70)

 

IG MEDIO (≤ 69 - ≥ 51)

 

IG BASSO (≥ 50)

 

Glucosio

100

Grissini

69

Riso integrale

50

Patate bollite

69

Gnocchi di patate

68

Crackers

49

Riso brillato

89

Ananas

66

Marmellata di arancia

48

Riso soffiato

87

Cous-cous

65

Pasta all’uovo

46

Miele di Acacia

87

Melone (cantalupo)

65

Succo d’arancia

46

Corn Flakes

81

Muesli

64

Uva bianca

46

Pizza

80

Zucca

64

Biscotti d’avena

45

Pane senza glutine

80

Barretta di cereali

61

Muffin

44

Cereali in fiocchi al cioccolato

76

Biscotti secchi

61

Mandaranci

43

Patate di riso senza glutine

77

Biscotti frollini

59

Fragole

40

Pane integrale

74

Kiwi

58

Miele

39

Pane bianco

72

Spaghetti

58

Riso Parboiled

38

Anguria

72

Saccarosio

58

Fagioli

37

Pane all’olio

72

Pane di segale

58

Ceci

36

Pop corn

72

Riso Basmati

58

Carote

35

Banana

70

Patatine in busta

54

Orzo perlato

35

 

 

Piselli

54

Albicocche

34

 

 

Grano saraceno

54

Arancia

33

 

 

Pasta ripiena (tipo lasagne)

53

Bastoncini di crusca

30

 

 

 

 

Lenticchie

29

 

 

 

 

Ciliegie

22

 

 

 

 

Yogurt

19

 

 

 

 

Noccioline

7

 

 

 

 

Latte intero

11

Fonte degli IG: Fiona S. Atkinson et al.: “International Table of glycemic index and glycemic load values: 2008”, Diabetes Care 2008; Kaye Foster-Powell et al: “International table of glycemic index and glycemic load values: 2002”, Am J Clin Nutr 2002; Janette C Brand-Miller et al.: “La rivoluzione del Glucosio”, Fabbri Editori, 2005.

fonte: SID (Società Italiana di Diabetologia) https://www.siditalia.it/

Infine, ma non di minore importanza è l’attività fisica. Il soggetto diabetico può, anzi deve fare un’attività fisica che sia adatta in quanto contribuisce al calo di peso ed aumenta la sensibilità insulinica, correggendo quindi una delle cause del diabete. Per di più, aumenta il colesterolo HDL (“buono”) e riduce la pressione arteriosa, migliorando molti fattori di rischio delle complicanze croniche.

È chiaro quindi che attraverso delle modifiche del proprio stile di vita, è possibile sia prevenire, che migliorare laddove già presente, l’evoluzione del diabete tipo 2.

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